PATANJALI E GLI YOGA SUTRA

Patanjali, filosofo indiano, viene universalmente riconosciuto come il codificatore della filosofia dello yoga, sappiamo della nascita dello yoga anche grazie ai suoi testi.

L’opera di Patanjali consiste in 196 sûtra che descrivono con grande chiarezza e sintesi la filosofia Yoga.

In realtà la parola sûtra in sanscrito significa «legame», «sequenza» o «catena» e indica come tutta l’opera sia un susseguirsi  di idee che si incastrano perfettamente come i grani di una mala fino a formare un unico concetto che percorre  tutto il testo.

PATANJALI E GLI YOGA SUTRA

Questo tipo di scrittura è anche chiamato Yoga Darshana che è spesso tradotto come «filosofia Yoga» ; in realtà la parola darshana ha un significato diverso: letteralmente significa «vedere», quindi Yoga Darshana significa «il processo di vedere attraverso lo Yoga», ma ovviamente si tratta di una vista preclusa agli occhi o ad ogni altro senso;

Il testo è diviso in quattro sezioni:

  1. Samâdhi Pada (51 sûtra): in cui viene analizzata la natura generale dello Yoga e siccome la tecnica principale è il Samâdhi, quest’ultimo viene trattato approfonditamente tanto da attribuire il nome alla prima sezione.
  2. Sâdhana Pada (55 sûtra): che contiene la teoria dei klesa ed un’analisi  della sofferenza che la vita umana comporta ed  proprio qui affronta le prime cinque tecniche Yoga cui si fa riferimento come bahiranga, ossia tecniche esteriori. In questa sezione  quindi si vuole preparare fisicamente e mentalmente il sâdhaka alla pratica dello Yoga superiore.
  3. Vibhuti Pada (56 sûtra): in cui tratta le tre rimanenti tecniche (antaranga, cioè interiori) e le siddhi cui queste naturalmente portano.
  4. Kaivalya Pada (34 sûtra): vengono esposti i problemi filosofici essenziali che lo studio e la pratica dello Yoga comportano.

Tutti i versi si susseguono secondo una logica indiscutibile e sono disposti seguendo un ben preciso ordine, riuscendo a toccare ogni aspetto della filosofia Yoga. Ogni sûtra è una piccola citazione che racchiude quasi un  rigore scientifico sebbene sotto forma di verso letterario o poesia.

Quello che Patañjali descrive è spesso chiamato ashtanga Yoga, ovvero lo «Yoga degli otto stadi»; infatti anche se l’autore offre un’ampia varietà di tecniche per armonizzare la mente e il corpo, il percorso principale si articola in otto stadi fondamentali.

I primi cinque sono:

  1. yama (armonizzazione delle relazioni interpersonali);
  2. niyama (armonizzazione delle sensazioni interiori);
  3. âsana (bilanciamento degli impulsi nervosi opposti);
  4. prânâyâma (concentrazione di tutta l’energia pranica);
  5. pratyâhâra (raccoglimento ed eliminazione di tutte le distrazioni esterne alla persona);

Queste 5 fasi sono considerate come le cosiddette pratiche esterne, o bahiranga, che gradualmente preparano il corpo e la mente per gli ultimi tre stadi:

  1. dhâranâ (concentrazione della mente in un unico punto e soppressione della confusione mentale utilizzando un simbolo psichico come centro focale);
  2. dhyâna (meditazione; la consapevolezza scorre senza sforzo intorno al simbolo psichico);
  3. samâdhi (uno stato in cui vi è completa assenza di qualsiasi modificazione mentale; tutto ciò che rimane è consapevolezza).

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