LA MEDITAZIONE VIPASSANA E LA SUA STORIA

Questa è forse una delle meditazioni più famose al mondo, ma cerchiamo di saperne un po’ di più.

Il termine “Vipassana” deriva dalla lingua pali e significa “vedere le cose in profondità come sono realmente”.

In questa parola praticamente è racchiusa la stessa essenza della pratica.

IN questo caso “Vedere le cose per quello che realmente sono” significa eliminare tutti gli schemi mentali che ci siamo costruiti  e nella maggior parte dei casi non “vediamo” la realtà per quello che veramente è ma la filtriamo secondo la nostra esperienza, le nostre storie, i nostri schemi insomma. In poche parole ognuno di noi ha una visione del mondo soggettiva a seconda del suo vissuto e possiamo guardare le cose a seconda di come le percepiamo piuttosto che per quelle che sono veramente.

La meditazione Vipassana  serve quindi a combattere questi filtri e vedere qualunque cosa esattamente per quello che è, il che permette di vivere sicuramente più liberi.

La meditazione vipassana è una delle più antiche tecniche di meditazione dell’India ed è stata riscoperta 2500 anni fa dal Buddha.

La meditazione vipassana è considerata l’essenza degli insegnamenti del Buddha e durante i suoi 45 anni di insegnamento ha aiutato migliaia di persone ad affrontare la sofferenza, a capire i fantasmi della mente e a vivere una vita più serena liberandosi dagli schemi.

All’inizio la Vipassana si diffuse  per tutta l’India e nei paesi vicini molto rapidamente, ma poi il suo successo all’improvviso finì soppiantato da altre tecniche.

Fortunatamente però in Myamar, alcuni insegnanti riuscirono a tramandare la tecnica così come insegnata dal Buddha ed è proprio grazie a questo lavoro certosino che fortunatamente è arrivata fino a noi.

Negli ultimi anni questa tecnica è stata insegnata principalmente da S.N. Goenka il quale ha studiato per ben 15 anni in Myamar con Sayagyi U Ba Khin. Dopo i suoi studi ha iniziato a insegnare Vipassana in India nel 1969 fondando un centro e da allora non si è più fermato fondandone numerosi altri in tutto il mondo.

LA MEDITAZIONE VIPASSANA

Vediamo in breve anche i passi della meditazione vipassana.

Negli ultimi anni si sono diffuse numerose facce della stessa tecnica e Vipassana può essere praticata in numerosi modi ma i principi sulle quali si basa questa meditazione sono sempre gli stessi.

Vediamo quali sono:

-L’impermanenza
Piano piano  che si pratica si diventa consapevoli che tutto è in costante mutamento (anicca), sia quello che abbiamo  dentro di noi sia tutto quello che ci circonda è destinato prima o poi a cambiare.

E’ di fondamentale importanza quindi capire questo principio  proprio perché molti problemi che abbiamo sono causati dall’attaccamento verso qualcosa o qualcuno, e secondo questa teoria non ha senso esserlo perché tutto è destinato a cambiare.

-l’esistenza dell’io
Siamo portati a pensare che esista un IO, e agiamo pensando che esista un io come persona e questo non fa altro che causare un grande dolore.

Grazie alla meditazione Vipassana si può vedere chiaramente che, poiché tutto cambia continuamente sia dentro che fuori di noi, non esiste un io vero e proprio (anatta). Questo perché quello che siamo adesso è diverso da quello che eravamo qualche secondo fa e da quello che saremo a breve.

E’ inutile quindi attaccarsi a questa individualità perché è solo una realtà apparente e quindi si arriva all’ inesistenza dell’io, e all’affermazione che c’è solo un flusso di eventi in continuo cambiamento.

-La sofferenza
Secondo  Buddha la sofferenza (dukkha) non è causata da situazioni esterne ma è provocata da noi stessi.

Siamo noi infatti che creiamo le condizioni nel nostro corpo e nella nostra mente per far si che i semi della sofferenza crescano e si trasformino in piante,l’idea è quella che siamo noi che lasciamo entrare il dolore o lo creiamo.

Con la Vipassana si può evitare quindi di piantare altri semi della sofferenza e piantare solamente quelli della felicità.

-L’equanimità
Una delle cose più importanti della pratica è l’equanimità (upekka).

Grazie alla pratica costante si può sviluppare un atteggiamento equanime nei confronti di tutto quello che ci capita nella vita.

Ossia riconosciamo che sia le cose che riteniamo “positive”, sia quelle che riteniamo “negative”, finiranno prima o poi, e quindi non ha senso attaccarsi eccessivamente al positivo e avere un atteggiamento di avversione verso il negativo, tutto finirà prima o poi.

-Consapevolezza
La consapevolezza (sati) è un altro tratto fondamentale. Questa è sia necessaria per praticare sia una delle qualità che si acquisiscono grazie alla pratica.

Piano piano che si pratica si acquisisce una profonda consapevolezza del respiro, delle sensazioni, delle posizioni che assume il corpo, delle sue parti, dei pensieri e anche dei tranelli della mente, come lo schema mentale in cui non consapevoli si è vittima di se stessi e delle proprie reazioni continue.

Vipassana è una meditazione molto diffusa che si insegna solitamente in ritiri residenziali.

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